martedì 14 settembre 2010

Abramakabra, magie e dissonanze


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Immaginate un campo di fiori che prenda fuoco. Le fiamme si levano alte a lambire l'azzurro del cielo. La loro possente violenza incenerisce petali delicati e profumati. Un'apocalisse. Probabilmente un immagine del genere aderisce perfettamente al sound dell'album "The Imaginarium" di Abramakabra.
Steven Abram, creatore del progetto, si avvale della collaborazione di musicisti noise americani e sforna un lavoro ai limiti dello sludge/stoner/doom. Insomma, il discorso dei Sunn o))), Electric
Wizard, della psichedelia alla Hawkwind portato alle estreme conseguenze. <<... dico che chi ascolta Cathedral, Saint Vitus, Hawkwind, Neurosis, Opeth, Mastodon, Baroness, Goblin, Electric Wizard, Sunn o))), Black Sabbath e Kyuss potrebbe trovare in Abramakabra qualcosa di molto interessante e convincente!>>
Pezzi lunghi e acidi, dove la realizzazione ha visto <<Due mesi per registrare il tutto, in uno studio mobile come ormai avviene per la stragrande maggioranza dei dischi. Ci sono registrazione in presa diretta, improvvisazioni (“buona la prima”), samples, e molte sovraincisioni. A volte ci sono sette chitarre e due bassi che girano contemporaneamente!>>.
Riff che si stratificano nel corso di ogni singolo brano dove tutto si ammassa e poi si dilata fino all'esapserazione. Les Paul che marciscono e qualche invenzione col pc: perchè ad essere sinceri <<Davvero con poco si riesce a creare il sound più marcio e devastante che si possa pensare. Uso anche il computer, ovviamente. Mi permette di lavorare comodamente e senza lo stress da studio che personalmente odio. Un mix di studio e home-studio>>.
Steven Abram ha il tempo di rendere ancora più inquietante "Behind My Camel" dei Police, <<è un pezzo a firma di Andy Summers, chitarrista dei Police, ed è un pezzo allucinato già di suo! Io ho cercato di renderlo ancora più cupo e distorto! >>. Probabilmente la concezione più sinistra di un pezzo altrui arriva con "The Shock" dei Libra, ovvero un brano tratto dalla colonna sonora dell'omonimo film di Mario Bava, il quale <<è un film che mi ha colpito molto e la sua musica mi ha raggelato il sangue, da qui l’idea di riproporla come cover>>.
Sovraincisioni che cassano le precedenti. Suoni che si propagano sinistri e catatonici; la perfetta sintesi tra il doom e lo stoner viene creata in un album, appunto "The Imaginarium", dove c'è solo spazio per gli incubi, i malesseri, le paure ma anche la volontà di trasfigurare il reale per portarlo ad una dimensione diversa.
"The Imaginarium" di Abramakabra è soltanto musica dissonante e rumorosa oppure è anche di più. Resta all'ascoltatore pregno delle sue tensioni stabilire se è musica o la trasposizione dell’animo malinconico dell'uomo.
Si ringrazia www.disintegration.it per gli stralci dell’intervista QUI.